Draghetto
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Draghetto
Modellino in legno con movimento delle ali e del corpo per mezzo di un complicato congegno istruttivo e divertente da montare.
È una figura di drago, a cui abbiamo dato il nome di Taddeo, perché nel disegnare le sue forme ci siamo ispirati alle guglie del trittico di Taddeo di Bartolo (Siena, 1362ca. – 1422) del duomo di Montepulciano. Si tratta quindi di un drago toscano, anche se con evidenti citazioni nord europee. Ne è prova la spada nella roccia, incisa nella struttura che protegge il congegno di movimento, che non è quella di re Artù, ma quella della cappella di San Galgano a Montesiepi, tra Siena e la Maremma grossetana.
Descrizione
Il modellino, tutto in legno, è munito di un ingegnoso congegno che permette il movimento delle ali e del corpo. Tale congegno, dall’apparenza magica, è molto istruttivo e divertente da montare. La struttura che contiene il congegno per il movimento è stata lasciata aperta per poter apprezzare completamente il movimento. Sopra di essa troneggia, in tutta la sua possenza, un drago, a cui abbiamo dato il nome di Taddeo, perché nel disegnare le sue forme ci siamo ispirati alle guglie del trittico di Taddeo di Bartolo (Siena, 1362ca. – 1422) del duomo di Montepulciano. Si tratta quindi di un drago toscano, anche se con qualche citazionie nord europea. È prova di ciò la spada nella roccia, incisa sulla base, che non è quella di re Artù, ma quella della cappella di San Galgano a Montesiepi, tra Siena e la Maremma grossetana.
Una storia racconta che nei boschi di Arcidosso, sul monte Amiata, molti secoli fa una grotta aveva all’ingresso una grossa pietra su cui una scritta ricordava che: «questa è l’antica memorabile grotta che edificò Merlino il savio mago […]».
Un bel giorno, per magia, la pietra scomparve. Si potrebbe pensare ad un burlone, se non fosse che qualche tempo dopo, nel vicino territorio di Santa Fiora, prese ad imperversare un drago grosso e cattivo il quale se non riuscì a distruggere tutto fu solo grazie al Mago Merlino, il quale fece intervenire, istruendolo a dovere e dotandolo di armi idonee, il cavaliere Giorgio… proprio quello che diventerà santo con l’attributo di uccisore di draghi. A distanza di secoli, nel convento della Selva di Santa Fiora si conserva ancora la mascella del mostruoso drago… almeno così qualcuno pensa.